Esperienze

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La linea pedagogica enunciata nella prima parte di questo articolo ha delineato ciò che bisogna seguire. Qui cercheremo di capire quali sono gli strumenti per farlo, ovvero le azioni fondanti per dare ai ragazzi gli strumenti per affrontare la vita (se lo vogliono). Il lavoro nelle comunità educative come già detto, chiede una capacità importante, ovvero  la capacità di essere disponibili a far fare esperienza. Questa disponibilità si può definire come apertura a cogliere quello che veramente c'è e non una chiusura che dice ciò che ci dovrebbe essere.

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L'adolescenza è un'età difficile a causa delle importanti trasformazioni in atto nel corpo, nella psiche e nel mondo emotivo. Tali trasformazioni rendono la precedente conoscenza di sé precaria tanto da rendere questo periodo molto complesso. Anche il surplus di energia che i ragazzi si trovano a gestire in questo periodo fa credere loro che tutto sia possibile, rendendo l'azione educativa molto impegnativa da seguire per il caregiver, perché è necessario tentare di bilanciare quelle indicazioni che rendono possibile agli adolescenti proseguire il viaggio in autonomia con la necessità di contenerli all'interno di binari prestabiliti. 

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Il dolore non chiede il permesso per entrare nelle vite delle persone. È nel modo in cui lo si affronta, dal senso che ad esso si conferisce che possiamo accrescere la nostra apertura alla vita o vivere nella totale chiusura.

La vita è piena di dolore: le guerre, le disabilità, le ferire relazionali, la morte di un amico o di un coniuge, problemi lavorativi e tanto altro.

È necessario però andare oltre il dolore, cercare uno spiraglio di luce in fondo al tunnel per vedere, come disse Vang Gogh, più intensamente.

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Nella giornata di mercoledì 2 settembre la comunità Eldorado si è recata in gita a Mantova, città d’arte e cultura. Perché una comunità di adolescenti dovrebbe essere interessata ad una città d’arte?

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Il mestiere dell’educatore è assai difficile e complesso, oggi più che mai. È difficile anche solo perché l’educazione non può essere intesa semplicemente come un lavoro. Non si assolve al proprio compito di cura solamente quando si è in turno, ma anche a casa la sera quando si ripensa ai dialoghi avuti con i propri ragazzi o quando si guarda un bel film sul proprio divano e alla fine si pensa: “Proporrò questo titolo per l’attività di cineforum!”. Tutto questo è stato notevolmente amplificato dallo stato di pandemia.

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Spesso  gli  educatori  si  trovano  di fronte  a  ragazzi  emotivamente  ermetici,  è  infatti  risaputo  che  gli adolescenti  trovino  assai  difficile  esprimere  le  proprie  emozioni.  La  nostra  azione  educativa  si impegna dunque ad offrire spazi d’espressione creativi allo scopo  di  far emergere  paure e  difficoltà, ma anche  piccoli  grandi sogni  nel  cassetto. In un mondo  sempre più  tecnologico, e  di conseguenza immateriale,  l’educazione  rivalorizza  manualità,  concretezza,  laboratorialità,  creatività.  Uno  dei mezzi utilizzati è la tecnica Caviardage.

"TU NON HAI IDEA DI COSA HO VISTO AD OCCHI CHIUSI, TUTTO CREA DIPENDENZA, TU DI QUALE DROGA ABUSI?"

Angeli e demoni - Mondo Marcio

Ci abbiamo messo un po’ a capire di cosa si trattasse davvero, abbiamo titubato qualche volta, abbiamo abbandonato in certe occasioni, ma alla fine abbiamo deciso di portare a termine il nostro progetto, con l’impegno che ci siamo sentiti di dedicare, con l’interesse che abbiamo maturato e con la costanza che, talvolta, è stato difficile mantenere. 

bolle di sapone

Quanta paura si può provare in un semplice “scusa”?

E quanta incertezza a dir un “ti voglio bene”?

Quanto imbarazzo in un “grazie”?

Ci piace chiamarla “vacanza”, ma è stato soprattutto un viaggio, un viaggio dentro noi stessi, in mezzo alla natura, a fianco degli animali, accompagnati dai nostri limiti, navigando con le nostre emozioni, ascoltando i rumori della nostra mente.

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Mastico queste rime
Pensando ad un pretesto,
Del mondo che mi opprime
Il resto non fa testo
Conosci la mia storia Della casa che non ho
Delle mosse che farò...
Delle cose che ho imparato e ora so

Il giorno 18 maggio è stata per noi della Comunità Eldorado una giornata speciale, diversa dalle altre: è stata infatti organizzata una super partita di calcio tra educatori e ragazzi.
Noi ragazzi abbiamo fin da subito accolto l’idea con grande entusiasmo, ma anche con un pizzico di curiosità. I giorni prima della partita, il tempo ci aveva, a dire il vero, un po’ scoraggiati: la pioggia sembrava non voler smettere di scendere ma alla fine il nostro desiderio e i nostri scongiuri, sono stati più forti di qualunque altro ostacolo.
Dopo tanta attesa, finalmente il giorno è arrivato: tutti più emozionati che mai, ci siamo messi in tenute sportiva e ci siamo diretti al campo, dove abbiamo giocato per un paio d’ore.